IL LEONE VERDE

 

 

 

O anti-verdurous phallic were't not for your pouring height looming in tears like a sick tree or your ever-gaudy-comfort jabbing your city's much wrinkled sky you'd seem an absurd Babel squatting before mortal millions

(Corso, Ode to Coit Tower)

 

Oh antiverdeggiante fallica se non fosse per la tua straripante altezza che si profila in lacrime come un albero malato o il tuo agio sfarzoso che pugnala il grinzoso cielo della tua città sembreresti un'assurda Babele accosciata tra milioni di mortali

(Corso, Ode alla Coit Tower)

 

 

 

 


 

(VA, Quadrato)

 

Saettavo nella notte sul metallico cilindro che feriva la montagna ridotta a servile alcova dell'artificiale membro.

Rattrappito sul freddo sedile cercavo di trattenere le cellule del mio corpo che impazzite volevano seguire l'ululato del treno inarrestabile nel suo fulmineo viaggio verso l'oltreumano. Sceso infine non si sa come mi ritrovai a Babilonia tra ferri immensi di torri splendenti dalle quali scendevano in picchiata gli uccelli del mio malaugurato destino.

E io urlai non per protestare contro l'instabile essenza ma per manifestare l'orrore e il fascino tremendo. Ovunque tutto era acciaio e vetro e nell'aria oscura raggi di luce penetravano il pulviscolo funereo.

Qualcuno mi urlò frasi incomprensibili che divennero uno strano canto di solitudine che si diluì presto nel clangore delle rotaie e dell'attrito scintillante.

Andarsene, andarsene al più presto da quest'inferno, mi dicevo, e invece come soggiogato vagavo senza meta alla ricerca dei miei pensieri che mi avevano abbandonato.


 

Il cielo è diverso
non lo capiamo
è una buona ragione
priva di festa
correre è finito
acqua in un bosco
pura invenzione
scelta definitiva
mai fatta
e il cuore è un insetto
corre
il sole
tutto è noi
e non viviamo
siamo stanchi
scivolare
per un pendio
aggrappandosi
tremando di gioia
per morire
una volta, almeno
senza testa
piena di ragni
di disordini
che ci infastidiscono
noi porci
privi di rabbia
ma questo è il tormento
perché muore un bue
e silenzio
tutto soffia
eppure è così
ancora scarpe
ancora piedi
le tasche corrose
raffreddore
far finta di niente
correre
inventare qualcos'altro
un amore
così, per provare
fingendo
eppure ci meraviglia
una famiglia nell'immagine
e tante fotografie
spingere un pulsante
spegnere la sveglia
e la luce
il buio ci disconosce
e così dimentichiamo
vecchi amici
fate
discorsi
ineccepibilmente
trovando storie
fissando visi
cifrando
ma un viaggio
significa qualcosa
continuiamo
stomaci aperti
non vediamo
cibo digerito
incontrare
succhi gastrici
per la strada
toccarsi
e ha un senso?


(VA, Maree)

 

Tutto perdiamo
maledetti distratti
odiosi
sfiliamo tutto
ebbene
chiediamo
cosa facciamo?
Perché fare
è imperativo
frusta
rigore e orrore
fuochi di carta
lievi oscillazioni
di pendoli
sconfitti sei volte
ed ora
ancora
senza soldi
e ciò qualifica
corriamo per un posto
in prima fila
travolgere
eppure siamo
ancora qua
in mezzo ad un fiume
parlando
tutto non passa
vibra
ma è meglio della morte
di ciò siamo certi
ma ciò non conforta
è un orrore in più
perché niente più rifugi
solo incertezze
ed ecco i nostri abbracci
la nostra gioia
tutti convinti
parliamo ancora
ma qualcosa esiste
ed è unicamente
vicinanza

altrimenti
le facce rapprese
le uova comprate
per sette cuffie
ancora
perché
differenza esiste
un matto
e un marito
che non è
ma il resto è uguale
noi continuiamo
sbuffando fatica
e polvere
le macchine
così anche noi
perdere il filo
nuovi
e dirsi le stesse cose
sfilando nelle nuvole
la serenità


(VA, Dimensioni)


e ancora sbuffiamo
inclusi nel conto
andiamo
proviamo fissi
verso il vuoto
cercare
trasalire
perché infine
farei male
è spesso
necessario
conquistare
un altro fiore
all'inferno
alcune cose
coperte
infangate
un cielo grigio
che mai
avevamo visto
esistiamo
non conforto
visioni sono cose
eppure cibi
botti
stridore
ancora insieme
la fine del viaggio
il bagno
lo sporco
perdiamo tutto
non siamo partiti
chi tende ancora
piccoli nervi
lascive gengive
andiamo incontro
sfuggiamo
certo qualcosa
perché fintanto
radio disperse
libagioni
colpirsi coi piedi
finalmente odiarsi
un sentimento migliore
più genuino
ciò che rimane
la pelle ce la stacchiamo
ogni giorno
salendo un sentiero
pieno di vipere
disposte come funghi
luccicanti
esse sono spade
e tu mi mordi
finalmente
aspettare
immaginare
noi anticipiamo
dietro l'angolo
senza labbra
denti morti
avvoltoi
rigogliosi
perché ancora
sempre noi
lucidi
fiduciosi
attendiamo
non è finita
cogliere l'uva
e le ciliegie
aspettarsi
la realtà è di tutti
chi la conosce
vittime sudicie
libere
fine di se stessa
mi libero
mi costringo
ancora terra
e odiamo acqua
e fortuna
linee orizzontali
fintantoché
la nostra luce
è riattaccata
finché
le cose cambiano.

(VR, Ricordi centripeti)

 


Stai sognando, e sai che il tuo sogno è solo all'inizio. Stai sognando, ma sai che ciò che vedi e senti è tuttavia vero. Stai provando a tendere un filo di speranza tra la tua angoscia e il tuo più grande desiderio. Dove andrai, adesso, vagabondo della notte? Dove ti porterà il tuo cuore assetato di gloria, di gioiose nefandezze e di teneri ricordi?

Il richiamo dell'amore ti porta lontano

 

Vai verso il centro della città impazzita