GNOMI

 

Ero a passare il ponte

su un fiume che poteva essere il Magra

dove vado d'estate o anche il Tresa,

quello delle mie parti tra Germignaga e Luino.

Me lo impediva uno senza volto, una figura plumbea.

"Le carte" ingiunse. "Quali carte" risposi.

"Fuori le carte" ribadì lui ferreo

vedendomi interdetto. Feci per rabbonirlo:

"Ho speranze, un paese che mi aspetta,

certi ricordi, amici ancora vivi,

qualche morto sepolto con onore."

"Sono favole, - disse - non si passa

senza un programma." E soppesò ghignando

i pochi fogli che erano i miei beni.

Volli tentare ancora. "Pagherò

al mio ritorno se mi lasci

passare, se mi lasci lavorare." Non ci fu

modo d'intendersi: "Hai tu fatto

- ringhiava - la tua scelta ideologica?"

Avvinghiati lottammo alla spalletta del ponte

in piena solitudine. La rissa

dura ancora, a mio disdoro.

Non lo so

chi finirà nel fiume.

(Sereni, Un sogno)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(VA, Muro)

 

E di colpo lo vidi, infinito all'orizzonte e proteso oltre il cielo, grigio e rosso di compatti invalicabili mattoni.

Quei piccoli uomini, ostinati come gnomi, avevano eretto il muro per separare per sempre tutto quello che era al di là, e che nessuno sapeva nemmeno più cosa fosse, e che era anzi diventato il nulla, nel suo più assoluto non essere.

Lavoravano solerti continuando a rafforzare i contrafforti, ora che non aveva più senso provare ad alzare la cupa costruzione, visto che nessuna impalcatura avrebbe mai potuto raggiungerne la cima.

Quando arrivai vicino a loro mi guardarono con sospetto, senza dirmi nulla, continuando a lavorare, come se la loro vita fosse tutta lì, in quell'inutile difesa contro qualcosa che nemmeno conoscevano.

Il muro, nella sua illimitata estensione, era un cancro che stringeva lo stomaco in una morsa, e un'immagine di assoluta desolazione e stupidità.

Inutile cercare pertugi, porte segrete, passaggi sotterranei. Il mondo era sigillato in quel terrificante sarcofago, e quella specie di gnomi erano i guardiani che avrebbero impedito ogni sia pur folle tentativo di cercare una via di uscita.

 

 

Sicuramente Lina arriverà

prima o poi,

sto ad aspettarla

nelle mattine tiepide d'autunno

in cui il sole non esce

è pigro, come me

non ha voglia di vivere

è un sole triste

e io lo vedo triste,

incapace di consolarlo, incapace

perché un buffone è ridicolo

nei suoi momenti lirici

pare strano che anzi io sia veramente triste

ma i buffoni sono sempre tristi.

 

Il giardiniere non mi condanna a morte,

mi lascia stare, come fossi la statua

di uno gnomo

sepolto in un giardino invisibile,

continua a camminare, a spazzare i vialetti,

guardandomi di sbieco, un triste destino

oggi, svegliatomi non molto presto,

per andare in un bagno aperto al mondo

e poi ho rinunciato a tutto

non ho mangiato,

e neanche ho cercato di fare qualcosa

questo giardino non è però la mia tomba

perché un corpo vive anche da solo

non ha bisogno di me

di questo non mi preoccupo

non posso non confessare

che aspetto con dolcezza

la notte, un sogno migliore

il bel sogno che ho fatto stanotte

mi ha impedito oggi di agire

il rimpianto era troppo,

lo ammetto, era un sogno erotico

ma Lina non è fuggita

ed io ho dimenticato il suo corpo

che già mi nauseava

perché il sogno che ho fatto stanotte

era un sogno

e un sogno è pieno di false sensazioni

che si ripetono dondolandosi

ogni tanto, ogni tanto

dolci dolci

ma non permettono la vita,

ecco, sono un pesce nella rete

che nuota senza poter scappare

anche la morte è un sogno

e allora tutto è un sogno, tranne il sogno

e dovremmo urlare per questo macabro furto.

(VR, Il ritorno di Lina)

 

 

Il tuo sogno si è fermato. L'angoscioso fantasma annidato nel tuo cuore ti ha improvvisamente risvegliato. Scaccialo! Non è che nebbia mattutina in un giorno d'estate. Riprendi fiducioso il cammino. Ci sono ancora tante cose da scoprire in questa notte incantata. Dove andrai ora viaggiatore della notte?
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