SOL PHILOSOPHORUM

 

 

 

Quiconque a regardé le soleil fixement

Croit voir devant ses yeux voler obstinément

Autour de lui, dans l'air, une tache livide.

(Nerval, Le point noir)

A chi abbia guardato con insistenza il sole

Sembra di veder volare ostinatamente

Intorno a sé, nell'aria, una macchia fosca.

(Nerval, Il punto scuro)

 

 


Dalla porta che si spalancò uscii in una vasta distesa sabbiosa. Niente e nessuno era lì per agevolarmi il cammino. Eppure bisognava andare avanti lungo l’interminabile pista che si ripeteva sempre uguale, duna dopo duna, mentre il sole a picco nel cielo sembrava guardarmi beffardo. Avanzavo per ore e ore finché non cadevo a terra stremato, le labbra spaccate dal caldo e dalla sete, la testa rimbombante di suoni sordi provenienti dal triste lamentarsi del deserto. Poi rabbiosamente scacciavo da me l’idea della morte, mi rialzavo e continuavo barcollando sperando di giungere alla fine. Una fine doveva pur esserci in quelle dolci e traditrici morbide pieghe, così simili a pieghe di pelle di donna mollemente adagiata sotto il sole, assassino quel sole per me e per lei, invece, sole di metà agosto sulla spiaggia affollata dove lei è come se fosse sola, sola come me.

I miei piedi affondano nella sabbia che calda mi entra nelle scarpe nelle calze mi attira verso il basso che non c’è. Non c’è basso non c’è alto perché il sole nel cielo privo di nuvole e la sabbia sono la stessa cosa lo stesso nulla che mi circonda mi avvolge in un abbraccio di madre assassina. Avanzo col capo chino per non guardare per non urlare tra me e il mare di sabbia c’è solo sabbia e una lunga interminabile traccia che scalfisce appena le dune per poi lentamente cancellarsi e io cerco di ricordare chi sono stato.

No, non chiedermi di guardarti, sole. Non chiedermi di unirmi a te per sempre. Io non sono così puro. Non posso diventare pura luce. Non ancora. E’ per questo che aspetto con ansia la notte. Ma la notte non esiste, in questo eterno disfarsi di ombre e sudore.


 

(VA, Nuvole Rosse)

 

 

 

Ora che non esisti più

libero l’inutilità

e posso arrivare nel deserto,

il mio rifugio.

Spilli acuminati mi perforano le orecchie

Ma tu non puoi gioire,

sei lontana.

Non sibili più discorsi

sono veramente solo

tu non sei più io

e io sono un antropofago,

l’ingiunzione delle sintesi aperte,

ancora conclusioni fossili.

Il vecchio che mi è venuto a trovare,

senza dire una parola,

masticava tabacco.

Abbiamo giocato a carte,

ma quel vecchio

ne sapeva una più del diavolo.

Infine,

deluso dalle sue vittorie,

mi ha guardato,

ha sputato e se ne è andato.

(VR, Le mie parole nel deserto)


 

 


Stai sognando, e sai che il tuo sogno è solo all'inizio. Stai sognando, ma sai che ciò che vedi e senti è tuttavia vero. Stai provando a tendere un filo di speranza tra la tua angoscia e il tuo più grande desiderio. Dove andrai, adesso, vagabondo della notte? Dove ti porterà il tuo cuore assetato di gloria, di gioiose nefandezze e di teneri ricordi?

Ti dirigi verso un lontano rumore di acque

 

Sei attirato da un accecante bagliore tra le dune del deserto