SALAMANDRE
Die Blaue meiner Augen ist erloschen in dieser Nacht, Das rote Gold meines Herzens. O! wie stille brannte das Licht. Dein blauer Mantel umfing den Sinkenden; Dein roter Mund besiegelte des Freundes Umnachtung. (Trakl, Nachts)
L'azzurro dei miei occhi si è spento in questa notte, L'oro rosso del mio cuore. Oh, come quieta ardeva la luce. Il tuo manto azzurro avvolse chi affondava; La tua bocca rossa suggellò l'ottenebrarsi dell'amico. (Trakl, Nachts)
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(VA, Salamandre)
No, io non avevo paura. Io non volevo avere paura. Ero sceso nelle viscere del vulcano attratto dal lento movimento della pietra liquida. E già sapevo, prima ancora di sentirne il calore, che la sua bellezza era crudele. Se qualcosa dentro di me urlava nell'inutile tentativo di salvarmi, dovevo farla tacere per sempre. Perché avevo scelto di essere freccia scoccata dall'arco, fulmine che si abbatte e forse muore. Così camminavo in quell'estasi minerale e il magma ribollente era ovunque. Mi accompagnava in piccoli rivoli che correvano verso un unico fiume vermiglio. Era il cielo e le pareti, e l'aria che respiravo. Camminavo e non pensavo, vivevo all'estremo quel briciolo di essere superno che avevo conservato dalla mia infanzia tradita. Se solo per un attimo mi fossi chiesto come facevo ad essere ancora vivo, subito la mia carne sarebbe avvampata in fiamma bluastra lasciando di me nient'altro che cenere. Perché nessun altro che le salamandre poteva vivere in quel luogo. Le vedevo, sfrecciarmi attorno come aquile degli inferi, prese dalla certezza del loro ruolo di custodi del tesoro sepolto, l'essenza stessa della vita, essenza così intensa da bruciare gli occhi dell'incauto curioso che avesse voluto scoprirla. E sentivo, senza poterlo immaginare, ma lo sentivo, che mi consideravano uno di loro, almeno fintanto che non le avessi deluse, reclinando il capo fino a quel momento eretto a fronteggiare quella bellezza così dolorosa.
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Il gatto Pasquino morì durante un giorno afoso della passata Estate. Gli avevamo voluto tanto bene a quel vecchio saggio micio certosino, che un Venerdì ci mostrò la via che andava verso l'interiore nostra pura completa realizzazione. Era davvero il solo esemplare conosciuto di autentico gatto zen. Per anni in monastero, quindi in giro nel mondo, volle insegnar a tutti la vera serendipità. (VR, Al nostro maestro) |
Ora sei nel territorio segreto, ospite delle piccole divinità della tua infanzia infinita. Sai di aver superato la porta che ti separava dai tesori nascosti e felice ti abbandoni finalmente ai tuoi sogni. Dove andrai ora viaggiatore della notte? Dove ti porterà il tuo cuore, ora che hai iniziato a placare la sua sete? | |||
L'ansia di vivere ti costringe a fuggire | |||
Segui un lontano rumore di onde | Ti dirigi verso il sibilo costante di qualcosa che dietro di te sembra ti voglia raggiungere |