LA REGINA
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(VA, Sonno)

Quale diabolica malia aveva fatto sì che mi ritrovassi, dopo tanti anni, in quel luogo? Tra gente che mi guardava con sospetto, nella città straniera, e lì, in qualche posto, in una casa, in una stanza, tu.

Il ricordo di tutto il bene che ti volli scioglieva il pianto di pietra per troppo tempo chiuso nel tabernacolo dove avevo conservato la tua immagine adorata.

Ma ora! Esistevi ancora? E se sì, quale infame sacrilegio sarebbe stato l'incontrarti.

Così vagavo per le strade e le piazze sulle quali era sorto il nostro sole, ma in quel mattino nebbioso era come se gli fossi indifferente. Sentivo che i passanti mi disprezzavano, considerandomi il traditore.

Ma tu, pensavo, tu mi tradisti. Come potevo dimostrarmi innocente se non per delazione? Chiamavo a testimone quelle stesse strade, e l'acqua che scorreva piano, anche quel mattino, sotto l'antico ponte.

Ma quando mi sembrò di vederti, di fronte a me, ed era solo un tuo simulacro che da una panchina del parco mi fissava, temendo da me un brutale invito, mi rimangiai tutte le mie accuse e pallido le sorrisi, e lei, lei che non era te, mi guardò sorpresa, come se capisse e volesse indicarmi la strada per ritrovarti.

E allora come un pazzo corsi verso la tua casa, quella che un tempo ospitò le nostre carezze. E giunto che fui guardai incredulo la fila dei campanelli tra i quali trovai il mio nome.

 

 

Son come una vecchia tiritera
queste parole che si ripetono
stanche nella bianca notte ribelle.
Son come le nuvolette di fumo
delle nostre sigarette, insonni
come noi nell'aspettare mattina.
Ad ascoltare la tua chiara voce
piano piano mi sto addormentando,
e non vorrei che lo considerassi
terrificante mancanza d'amore.
Invece non t'ho mai amato tanto.
Sapessi che acuto desiderio
d'appoggiare la testa sul tuo grembo.
Quanto ti sento vicina nel suono
di quelle parole che ti prendono
stanotte per breve folgorazione.
Ma se ora mi chiedessi severa,
come una maestra allo scolaro,
cos'hai appena detto, potrei solo
sorriderti per chiederti perdóno.
Perdóno, perdóno, caro amore,
non odiarmi se a quelle parole
il mio cuore non sa dare ascolto,
è troppo impegnato a sentire
questo armonioso vibrante suono
che sta fondendo i nostri respiri.

(VR, Notte Bianca)

 

 

Stai sognando, e sai che il tuo sogno è solo all'inizio. Stai sognando, ma sai che ciò che vedi e senti è tuttavia vero. Stai provando a tendere un filo di speranza tra la tua angoscia e il tuo più grande desiderio. Dove andrai, adesso, vagabondo della notte? Dove ti porterà il tuo cuore assetato di gloria, di gioiose nefandezze e di teneri ricordi?

 

Vai verso l'odore della terra bagnata dalla pioggia

 

Scendi verso un fiume