ARIA

 

 

La vecchia città dotta e sacerdotale era avvolta di nebbie nel pomeriggio di dicembre. I colli trasparivano più lontani sulla pianura percossa di strepiti. Sulla linea ferroviaria si scorgeva vicino, in uno scorcio falso di luce plumbea lo scalo delle merci. Lungo la linea di circonvallazione passavano pomposamente sfumate figure femminili, avvolte in pellicce, i cappelli copiosamente romantici, avvicinandosi a piccole scosse automatiche, rialzando la gorgiera carnosa come volatili di bassa corte. Dei colpi sordi, dei fischi dallo scalo accentuavano la monotonia diffusa nell'aria. Il vapore delle macchine si confondeva colla nebbia: i fili si appendevano e si riappendevano ai grappoli di campanelle dei pali telegrafici che si susseguivano automaticamente.

(Campana, La giornata di un nevrastenico)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(VA, Uomo)

Attorno a me, sopra di me, sotto di me, persone che corrono - guardando di sbieco, mentre un rumore sottile, un fischio, riempie il tubo - si rovescia come latte bruciato nelle orecchie in attesa del lungo verme metallico - e allora cerco di fuggire facendomi largo tra le braccia che mi vengono incontro - bisbigli diventano urla e le parole mi feriscono come lame - infine trovo una scala e inizio a salire incontro alla gente che mi respinge come un intruso - tuttavia salgo - la scala s'insinua tra lunghi tralicci di metallo bianco - essa stessa incubo metallico che respira - e intanto cubi di vetro trillano nel vuoto - dlin, dlin, dlin - affossando neri fantasmi impiegatizi - m'aggrappo disperatamente alla ringhiera per non venire trascinato dall'onda di carne - resisto ostinatamente nonostante l'odore dei deodoranti mattutini mi stordisca - continuo a salire ma la speranza che questa scala possa finire mi abbandona - sono ormai sospeso su di essa e guardo la gente cadere su se stessa - una valigia un gatto la borsa della spesa - credere alla magia della sera - ma questa scala è l'inferno costruito razionalmente da un ingegnere che non riusciva a dormire - e si drogava ogni notte con spago triturato e lacrime di topo - sua madre ebbe il vomito il giorno che lo partorì - sua madre che morì il giorno in cui lui sarchiò il suo primo pavimento d'acciaio - e questo era solo l'inizio, anime di asfalto, solo l'inizio della lunga sua carriera di ladro di chiusure ermetiche - e poi quando vide la luce disse che non era giorno - e poi quando vide la luce s'aprì la sua ferita - trecento colpi al calar della sera - e io urlo "RAK! RAK! RAK!" - mentre il lungo pilone s'avvita e s'arrota intorno all'edera imbiancata.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Passo passo, di sera, tra tralicci

scolpiti dietro il cielo arcobaleno,

passo passo, con un bimbo ignaro

del mistero che hai dentro al cuore,

sospeso tra mille vane parole,

perduto, ritrovato sulla strada.

Passo passo, la mano disperata

stretta sulla sua come fosse scoglio,

macchine che sfrecciano al tramonto

tornando nel putrido familiare,

gli occhi nei suoi occhi spaventati.

Passo passo, tra scheletri tralicci

torri metalliche, argento morto,

un grido nella sera di rapace

perduto nella valle babilonia.

I suoi piedi, i tuoi, così diversi,

percorrono la strada del ritorno

verso il punto lontano nel mondo,

futuro anteriore ricorrente.

Passo passo, come non fosse niente,

sentendo il mormorio dentro dentro,

il cuore che si apre nel ricordo

e si chiude, tentacolo perverso.

Passo passo, come se fosse bello,

sentire il mormorio della sera

mentre l'impazzimento ti circonda.

(VR, Passo passo)

 

 

 

Il tuo sogno è ora entrato nei labirinti profondi della notte. E ormai sei certo che tutto ciò che vedi e senti è vero. Il filo di speranza che hai teso rischia a ogni momento di spezzarsi, lasciandoti solo e indifeso di fronte ai fantasmi. Se vuoi salvarti devi trovare una strada che ti riconduca verso l'alto. Bisogna fare presto. Dove andrai, adesso, vagabondo della notte? Dove ti porterà il tuo cuore assetato di gloria, di gioiose nefandezze e di teneri ricordi?

 

Sei alla ricerca del silenzio

 

L'ansia di vivere ti costringe a fuggire

 

Presti ascolto a un richiamo d'amore